mercoledì 27 maggio 2015

2 - Capezzolandia

I corridoi del puerperio sono un ruolo che non appartiene alla realtà. Una sorta di limbo in cui l'umanità lascia fuori dalla porta del secondo piano, appena prima dell'ascensore , qualsiasi sentimento negativo sia suscettibile di essere provato dall'animo umano.
(Non vi preoccupate non lo faccio tutto così naif il post, era solo per dare un incipit un minimo accettabile. Del resto vedrete che tra pochissimo si finirà per parlare di tette.)

le stesse persone che probabilmente si incazzano con te se al supermercato impieghi qualche secondo in più a trovare il pulsante relativo alle mele verdi, per pesarle , oppure che non ti danno la precedenza e ti bussano pure se le guardi storto , adesso indossano un sorriso larghissimo e cercano il tuo sguardo per farti condividere la loro creazione. E tu ricambi il sorriso , fai una espressione a metà tra complimenti e nonhaivistolostop? Ed accelleri , che vuoi fare la stessa cosa anche te.

Con le mani occupate dai borsoni pieni di cosechemihadettodevoportarleassolutamentealtrimentistiduegiornicomefa?  percorro lentamente la trentina di metri che mi separano dalla mia famiglia. L'occhio cade , senza che possa opporre molta resistenza, nelle altre stanze , attraverso le porte aperte. Donne , nel pieno del loro nuovo ruolo di madre, intente a provare a dormire oppure ad allattare. Tutti questi senoni nel pieno delle loro funzioni naturali sono ovunque. E te sei con l'imbarazzo di chi volta lo sguardo immantinente ma finisce per farlo cadere su di un altro capezzolo ed allora che cacchio guardiamo a terra e non se ne parla più. Che poi a me imbarazzava pure se allattavano sui mezzi pubblici o alla panchina al parco.
Col fatto che ormai siamo in una società multietnica, è possibile vedere capezzoli che provengono da moltissimi paesi,altro che expo.
Che poi uno non ha più dodici anni, quando si sentiva fremere per quella Matilde di Buona Domenica, non so se ve la ricordate, quella ragazza con i boccioni ed il fischietto. 
Alla fine cala proprio la voglia,questa libera esposizione fa l'effetto di un chilo di bromuro.
Mi chiedo come facciano i ginecologi a mantenere vivi i loro interessi, deve essere proprio un lavoro usurante.

Arrivo finalmente nella stanza, e mia moglie mi ricorda me a diciotto anni, dopo una nottata passata a giocare a winning eleven sulla playstation. La bambina invece sembra dormire, nella sua culletta\carrello , che se la vendessero da ikea farebbero il triplo degli affari.
Saluto le mie donne, a bassa voce per non svegliare la compagna di stanza di mia moglie e la sua piccola, che dormono beate.
Ok, su con l'espressione empatica e pronti ad ascoltare le lamen i bisogni di mia moglie.
Sembra che la piccola le abbia morso un po' il capezzolo , e la cosa mi sembra stupefacente visto che credo non abbia ancora i denti. Ma visto che quelle tipo abrasioni non sono come le stigmate, in qualche modo devono essersi prodotte. Inizia quindi un interessantissimo monologo sulla tecnica di attaccamento della piccola, sui pro ed i contro delle varie posizioni , con cronologia dettagliata delle ore appena trascorse.
Mi sento un po' in colpa, la mia notte è stata serena e riposante.
Fà un po' strano vedere tua moglie che diventa una mamma, non avendo io chissà quali capacità descrittive – ma soprattutto particolare voglia di approfondire – mi limito a dirvi che è bello.
"adesso puoi riposare, baby , tranquilla ci sono io!"
"ok, allora mentre io provo a dormire un po' portala al nido, che la cambi!"

" ma perchè, questa non va bene?"


(continua)

lunedì 25 maggio 2015

1 - la nascita

Avete presente il classico silenzio iniziale ed imbarazzato, tipico di un appuntamento al buio , nel quale due sconosciuti si studiano senza trovare nulla di intelligente da dire per rompere il silenzio?

Mi trovo in una piccola sala di una nota clinica milanese, le diciassette sono passate da qualche minuto ed ho in braccio a me, avvolta in un panno verde, la mia piccola.
Sono seduto su di una sedia colorata, di quelle con le forme un po' eccentriche , disegnate da qualcuno che probabilmente non ha mai provato l'ebbrezza di spaparanzarsi. 
In compenso dovrebbe consentirmi di dondolare lievemente. 
Sfrutto questa caratteristica, nella speranza di fare cosa gradita , non essendomi premurato di prendere un mazzo di fiori.
Attaccata al mezzo metro di corpicino c'è un apparecchio.Sul display vedo dei numeri che dovrebbero segnalare eventuali variazioni sensibili del battito cardiaco – a meno che quel cuore non sia il logo.
Tutto tace.
Persino lei.
Le braccia un po' mi tremano, a causa di una tanto irrazionale quanto scontata paura di farla cadere. E' pur vero che mi cade spesso la roba dalle mani, dal telefono alle penne.
Mentre la forza di gravità fà il suo lavoro riesco pure ad emettere un urlo del tipo "nnnoooo!" 

Mi è stata consegnata appena due minuti fa. In realtà non avevo realizzato subito che fosse mia figlia, in quanto una volta che il personale medico ha suggerito la necessità di fare il cesareo, mi son premurato di chiedere ad una ragazza vestita di verde quanto durasse il tutto , e mi è stato risposto "più o meno un'ora".
Bene,mi dicevo, ho tempo per prepararmi psicologicamente.
Alla buon'ora, eh.

Mi fanno accomodare in questa saletta, abbastanza vicino alla sala operatoria. Un bacio a mia moglie, sul lettino che la trasporta , ed inizio a fare un paio di telefonate ai parenti per aggiornarli.

Dopo pochissimo sento un pianto, di quelli che fino ad ora avevo solo in qualche scena finale di  film. È il pianto di un nuovo essere che inizia la sua vita. Un lamento forse, un "ma perchè,dico io, stavo così bene...chi mi ha sfrattato?" seguito da un " adesso cosa state facendo con il mio cordoaaaaargh".
Bene – penso – avranno finito il precedente, mi sà che ora tocca a mia moglie.

Una ragazza vestita di verde ( scusate ma ancora oggi non mi è perfettamente chiara la relazione colore-mestiere, anche se l'ho letto diverse volte) sta portando in braccio l'esserino verso una stanza dove avviene il primo bagnetto.
Dopo un paio di minuti che se lo lavorano, mentre sono impegnato a guardare il polline volare nel cielo di Milano da una finestra qualunque di un primo piano , sento "Papà?"

Qui i genitori vengono chiamati dal personale semplicemente con i titoli di Papà e Mamma. Saranno le linee guida dell'ospedale, alla fine non è male  e ti ricorda continuamente quale è il tuo ruolo adesso.
"papà?" sento ancora.
Ma ce l'ha con me? (del resto è la prima volta in vita mia che vengo chiamato così, quindi un po' di attenuanti datemele)
"vuole vedere il suo bambino?" mi dice, con un'aria un po' stupita. Leggo nei suoi occhi un "ma che, non te ne frega niente?"
"eh, certo appena nasce..."
"guardi che è questa..."

oh cazzarola.

Non ero pronto al 100%.
Cioè , credevo di avere almeno altri tre quarti d'ora per metabolizzare , razionalizzare.
 Avrei dovuto forse pensarci prima, in effetti l' appuntamento era in programma da nove mesi. 
Chiedo come sta mia moglie, mi rispondono che è tutto ok.
 È solo un modo per rimandare ancora di qualche secondo le presentazioni.

Lei è stesa , già pulita. La testa è un po' ovale. All'inizio è spesso così, poi si aggiusta con i giorni.
Mi sono documentato bene. Pure per quel liquido scuro che si trova nei primi pannolini , così non mi spavento per nulla.
Mi chiedono come intendo chiamarla, devono scrivere il suo nome su di un modulo.
Qui sono preparato, l'avevamo già scelto da mesi.
Lo pronuncio per l'ennesima volta, ma stavolta è diverso. 
Stavolta lo faccio guardandola.
Dopo le fanno una piccola puntura al piede, per un esame che mi avevano spiegato al corso preparto, Anche qui ero preparato. Possiamo dire che fino ad ora me la stò cavando, su.
Mi spiegano che l'avrebbero portata qualche minuto da mia moglie, per fargliela vedere, e che nel frattempo avrei potuto tornare nella "mia" saletta.
Faccio partire un paio di telefonate per rassicurare tutti, il cesareo è andato bene, la piccola è nata, non somiglia all'idraulico, sembra stia bene, insomma evvai.

Ed ecco che la woman in green ritorna, e me la piazza in braccio. Decido immediatamente di sedermi, un po' perchè pesa ( a proposito quanto?me l'han pure detto) un po' per ridurre l'accellerazione di gravità nel caso in cui la facessi cadere.
 Eh son paranoie, che ci volete fare. Poi uno si scioglie e passano , per essere sostituite da altre.
Ho accettato questa cosa, in fondo tra una trentina di anni potrò rilassarmi.

Credevo fosse una cosa del tipo "Papà , tienila un attimo per favore" ed invece , dopo averla presa tra le braccia e fissata per qualche secondo, mi volto e la tizia è sparita.
C'è silenzio, persino la piccola non dice nulla.


E rieccoci al momento imbarazzante di cui vi parlavo.
Bella è bella, (ovviamente non posso essere obbiettivo) cerco subito di capire a chi somigli. Al sud ci teniamo a queste cose.

In realtà speravo somigliasse più a mia moglie, in effetti prima di oggi non riuscivo  ad immaginare la mia versione femminile. Vabbè che poi con il tempo cambia, o almeno così dicono.

Mi viene da parlare a voce bassa, per non disturbarla mentre mi osserva. Ha gli occhi aperti, il colore non si capisce ancora e se ho capito bene non si capirà ancora per un bel po'.
Non ricordo di cosa le ho parlato, probabilmente mi son presentato un po' goffamente, o almeno non brillantemente quanto avrei voluto.Ammetto che ci tengo a fare colpo su di lei, ma son sicuro che la vita mi offrirà altre occasioni. E che cavolo, dicono ( sempre queste fonti imprecisate , in realtà si tratta di volgo popolare ) che le femmine si attacchino particolarmente ai padri , quindi in teoria dovrei partire avvantaggiato. 
Dopo un po' mi stupisco che non inizi a piangere.Lo troverei ovvio. Mi fissa, o almeno credo visto che ho letto (sempre da qualificatissime fonti internettiane ma pure su di un libro di Piero Angela che avevo preso apposta) che all'inizio al massimo vedono delle ombre, e apre un po' la bocca, con un gesto che associo alla poppata. Credo abbia fame. Il tempo di restare affascinato dalla maestosità degli istinti umani, che mi rendo conto di non avere nulla da offrirle.
Nella saletta ci son le macchinette automatiche, chissà se le piacciono le patatine.
Provo a chiedere ausilio al personale che cammina nel corridoio, proprio in quel momento passa una con il camice bianco. Non sapendo come appellarla mi limito a "scusi?" ma non ottengo risposta. Forse sono io che parlo a voce troppo bassa, forse lei era soprapensiero.
Poi realizzo.
Non verrà nessuno, almeno per un altro po'.
E' tutto studiato a tavolino. Hanno organizzato questo incontro per conoscerci, per creare un legame. Ti hanno incastrato a questo appuntamento, baby, piacere di conoscerti.
E non hai nemmeno un cellulare per farti chiamare da una amica e svincolarti con una scusa.

Mi guarda , probabilmente pensando qualcosa del tipo "vabbè, poteva andare peggio."
Se è vero che sente bene gli odori, non è che profumi di rosa, dopo più di quindici ore in ospedale.
Alla fine resto in silenzio anche io, ad osservare il mio piccolo miracolo.


E proprio quando inizio a rilassarmi scade il tempo, me la portano via.
Speriamo di non aver fatto troppo la figura dello scemo, chissà se mi richiamerà.
Come primo appuntamento non è stato male. 
Magari la prossima volta mi porto un po' di latte.